Secondo itinerario: da Piazza Matrice a Piazza Calvario

Sulla piazza più ampia del paese, nel cuore del centro storico, sorge la Chiesa Madre, dedicata alla Madonna delle Grazie, la cui fabbrica ebbe inizio nel 1613; la facciata severa sfrutta con equilibrio le tonalità bicrome risultanti dall'accostamento della pietra lavica con quella arenaria che le danno un tono severo e leggiadro. Incisa su di un finto pilastro di arenaria, una antica meridiana, una delle poche esistenti a Linguaglossa. L'interno è a tre navate, con transetto sopraelevato alla navata centrale, dalla quale la divide un arco trionfale. La navata maggiore ha il tetto orizzontale, in legname, a riquadri con al centro ed agli incroci dei rosoni stilizzati che lo rendono agile e gli danno un senso di cielo stellato. Le navate laterali hanno il tetto a crociera; corrisponde ad ogni crociera un altare. Cinque altari sono sulla sinistra e sei sulla destra. Una balaustrata marmorea separa l'altare maggiore ed il presbiterio dal transetto. Anche le cappelle del transetto sono chiuse da balaustrate marmoree, riccamente adorni sono pure gli altari laterali corrispondenti ai bracci del transetto. Nella navata sinistra proprio all'ingresso è forse il quadro più conosciuto a Linguaglossa, esso rappresenta il Miracolo di Sant'Egidio del 1566 mentre che guarisce la vecchietta paralitica che annuncerà in seguito la protezione del Santo sulla Città di Linguaglossa, è opera del pittore C. Tanasi del 1895. Sul primo altare un quadro di Salvatore Minutoli datato 1879, Un miracolo di S. Vincenzo Ferreri. Sul secondo altare è un quadro di Salvatore Ferro del 1878, Estasi di Sant'Alfonso dei Liquori. Sul terzo altare è un quadro di Angelo D'Agata del 1877, Il Martirio di San Ciro. Sul quarto altare altro quadro del D'Agata del 1877, San Gaetano da Tiene e la Sacra Famiglia. Sul quinto altare vi è collocata una statua di San Giuseppe. Nella navata di destra sulla fonte battesimale con bronzo dello scultore S. Incorpora si trova un quadro di autore ignoto, forse del settecento che rappresenta il Battesimo di Gesù. Sul primo altare vi si trova la statua di Sant'Antonio Abate, opera in cartapesta, di autore ignoto, è degli inizi dell'ottocento. La statua proviene dalla chiesa cinquecentesca di Sant'Antonio Abate, ormai da molti lustri chiusa al culto. Sul secondo altare quadro del Provenzani, San Biagio che guarisce un bimbo. Sul terzo altare altra opera del Provenzani, Resurrezione di Lazzaro. Sul quarto altare un'altra opera del Provenzani, San Filippo Neri e Sant'Ignazio di Loyola. Sul quinto altare opera del D'Agata, l'Arcangelo Michele. Sul sesto altare ancora un quadro del D'Agata del 1877, San Pietro e Paolo. Nel transetto si trovano l'altare dell'Incoronazione della Vergine e l'altro della Madonna delle Grazie. Nel primo una scultura in legno, nel secondo una pittura. La scultura, voluta dall'Arciprete Raciti, è opera di Giuseppe Rungaldier di Ortisei ed è del 1966. La pittura è da ascriversi ad Antonio Bonaccorsi, che è l'autore del quadro della Pietà andato distrutto durante il bombardamento del 10 agosto 1943, oggi di questo quadro che si trovava nella parete opposta è rimasto solamente il volto piangente della Addolorata, opera di sublime grazia. In corrispondenza delle navate minori si trovano due cappelle, quella a sinistra del Sacro Cuore di Gesù e quella a destra del Crocifisso, oggi del Bambino di Praga. Attualmente la cappella contiene la statua del Santo Patrono, la chiesa a Lui dedicata è attualmente interessata da radicali restauri che le daranno un nuovo volto. Sempre nel transetto, in alto, sono due affreschi che rappresentano "Il sacrificio pagano e la preghiera cristiana" e "Mosè e il serpente", attribuiti ambedue ad Olivio Sozzi. Sull'altare maggiore spicca sontuoso il grande organo del 1925. L'opera che maggiormente dà lustro alla chiesa si trova proprio dietro l'altare maggiore, sotto il grande organo. E' il maestoso Coro ligneo intagliato con fregi, bassorilievi e sculture a tutto tondo che si rincorrono per l'intera abside. Ogni lacunare spalliera contiene un bassorilievo ligneo con una scena della vita di Gesù. Opera di squisita fattura del 1728 eseguita dai maestri intagliatori catanesi G. Turrisi e G. Cirolli. Altra opera di notevole fattura è il grande Crocifisso ligneo del seicento. Nella grande sacrestia altre opere, una Madonna delle Grazie di Salvatore Magneni del 1758 ed ancora il Bambinello di Praga che si venerava nella Chiesa di Gesù e Maria (1633), oggi non più utilizzata. Accanto la Chiesa Madre è una piccola piazzetta con il monumento dedicato alla Madonnina della Pineta opera giovanile, del 1958, dello scultore catanese Eugenio Russo; l'opera è composta da un blocco di pietra lavica, il blocco è stato tratto da una cava formatasi con l'eruzione del 1566, quando secondo la tradizione il Santo patrono salvò Linguaglossa da sicura distruzione, il blocco lavico estratto intero si ruppe appena arrivato in paese; su di esso svetta una Madonnina di squisita fattura e gentile semplicità. Dietro la piazzetta inizia la Via Sant'Egidio, altra zona dall'interessante tessuto storico, che ci porta alla chiesa del Santo Patrono, Sant'Egidio Abate. La Chiesa di Sant'Egidio Abate è certamente la più antica di Linguaglossa. La sua fabbrica venne iniziata durante la dominazione normanna e completata con durante quella angioina. Recentemente la chiesa ha subito un restauro a dir poco radicale che l'ha riportata indietro nel tempo, quando ancora la chiesa non aveva subito il grande restauro dell'ottocento che tanto danno aveva causato. Grazie a questi restauri si è potuto accertare che il transetto della chiesa è parte integrante della struttura stessa. La chiesa già esisteva alla fine del XIII secolo, e la prima notizia che abbiamo è del 1310. Molto interessante il lato sinistro della chiesa dove si trova un antico portale ogivale di pietra arenaria e pomice nel cui architrave si trova scolpita una sirena che stringe due serpenti. Questa figura allegorica che rappresenta la lotta tra il bene ed il male, quindi tra la religione cristiana e quella pagana, è stata erroneamente indicata come l'antico stemma di Linguaglossa. L'interno a croce latina presenta nel transetto affreschi del XVI secolo di squisita fattura che raffigurano scene della passione di Cristo e dietro l'altare del Santo Ateniese, San Pietro e San Paolo. Sopra un altare doviziosamente costruito con marmi colorati viene custodita la statua lignea del Santo Patrono. Alle pareti del transetto e della navata vi sono diversi quadri tutti dell'ottocento: Sant'Alfonso di Pasquale Sciacca; San Vincenzo Ferreri e Martirio di Sant'Erasmo del 1848 di Emanuele Grasso; Madonna desolata fra San Pietro e San Pasquale, in precedenza si trovava nella Chiesa del Calvario ed il Martirio di Sant'Apollonia, forse di Domenico Provenzani; nel transetto si trovano delle statue: Il Crocifisso, San Giuseppe e la Madonna di Lourdes ed un dipinto di Giuseppe Minutoli raffigurante Le Anime del Purgatorio. Molto belli gli altari in marmo policromi. Nelle adiacenze della chiesa all'incrocio tra la Via Libertà e la Via Garibaldi una piazzetta con al centro un busto bronzeo a ricordo del Maestro Antonino Garaffa, Direttore della locale banda musicale; l'opera del 1958 è dello scultore Salvatore Incorpora. Proseguendo sulla via Libertà troviamo un grande edificio in stile Liberty ed una stradina dal caratteristico acciottolato lavico. Ancora più avanti si raggiunge la Piazza Sant'Antonino; su di questa piazza si affacciano due chiese, la Chiesa del Carmine e la Chiesa dei Santi Antonio e Vito. Alla Chiesa del Carmine era annesso il primo convento costruito a Linguaglossa. Il Convento è stato abbandonato dalle Carmelitane solo nel secolo scorso, in seguito alla soppressione dei beni religiosi, oggi è sede dell'Asilo Comunale. L'interno della chiesa ad una sola navata e con la volta a botte, è stato restaurato poco tempo fa. Le pareti sono adornate da motivi floreali del 1919, con altari e nicchie. Vi si conservano diverse statue, a sinistra Sant'Alberto, Sant'Agnese e Madonna con bambino, a destra Santa Teresa, Sant'Anna e la figlia Maria, il Sacro Cuore, e San Giuseppe; sull'altare maggiore è la Madonna del Carmelo, opera in cartapesta del XIX secolo. Sull'ampia piazza si affaccia la grande Chiesa dei Santi Antonio e Vito, l'opera di maggiore interesse è il portale barocco e la finestra sovrastante, tutto in pietra lavica, scolpito nel 1728 dai maestri trapanesi Diego Flavetta e Giambattista Marletta. La chiesa venne costruita nei primi decenni del seicento accanto all'antica chiesa, della quale fino al 1956 rimaneva il caratteristico campanile con la cupola a pagoda. L'interno molto ampio ad una sola navata è con volta a botte. Sul primo altare a sinistra è l'Adorazione dei Pastori di Salvatore Ferro del 1877, caratteristico nei tipi di stampo neoclassico. Sul primo altare a destra si trova il quadro raffigurante i Santi Cosma e Damiano dipinto da Giuseppe Minutoli nel 1877, lo schema disegnativo di tipo neoclassico "imprime nei volti delle donne una dignità e una dolcezza poco comuni nei pittori siciliani dell'ottocento". Sul secondo altare a destra si trova un'opera di Salvatore Ferro, l'Incoronazione della Vergine del 1885, il quadro venne pagato 450 lire e un San Leonardo di autore ignoto del seicento. Questo quadro proviene dalla omonima chiesetta, suffraganea della Chiesa dei Santi Antonio e Vito, questa sorgeva sulla riva sinistra del torrente che ne porta il nome, e di cui oggi restano sparute tracce, e di notevole qualità artistica. Altri altari e nicchie custodiscono statue di: Santa Lucia, San Mauro, Sant'Antonio e San Vito. Negli ultimi restauri sono venuti alla luce degli affreschi nelle pareti dell'abside. Nella sacrestia si conservano altri due quadri di modesta fattura, un San Carlo ed una Santa Barbara. Di notevole interesse è la balaustra in ferro battuto con motivi floreali eseguita dal maestro acese Sebastiano Valenti nel 1772. Oggi chiude la fonte battesimale, qualche anno fa divideva la navata dall'altare maggiore. Il blocco ligneo adagiato sopra una acquasantiera di marmo rosso è decorata a fogliami frontalmente presenta il Battesimo di Gesù, è opera dell'acese Francesco Patanè. Alle pareti una Via Crucis, opera di grande pregio artistico dello scultore Salvatore Incorpora. Lasciata la piazza e seguendo la Via Libertà si vede in lontananza su di una ampia scalinata la semplice Chiesa del Calvario, costruita sul finire del XVIII secolo, era la chiesa fuori le "mura". La chiesetta venne dedicata nei primi anni del settecento anche a San Pasquale Baylon. La chiesa ad una navata ed a croce latina, ha un solo altare. All'interno sono conservate due notevoli sculture, l'Addolorata ed il Cristo Morto del 1875. Entrambe le sculture sono in legno di arancio e sono opera dello scultore messinese Lio Gangeri. Sono opere di squisita fattura. La bara del Cristo ed il fercolo dell'Addolorata sono della metà dell'ottocento opere del linguaglossese Antonino Puglisi. E' nella chiesa un'opera di A. Attinà del 1863, Il Mistero della Redenzione. Indietro

 

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