DESCRIZIONE ANALITICA DEI TOPONIMI

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GAGINI,  VIA  DOMENICO

A Domenico Gagini è attribuita con ottime osservazioni la celebrata statua della Madonna di Loreto, conservata nella Chiesa di S. Francesco. E’ opera di immenso valore artistico. Capostipite della famiglia Gagini morì a Palermo nel 1492.

GALFINA,  VICO

Contrada di campagna. E’ detta anche Valle Galfina.

GANGEMI,  LARGO  GIOSUE’

Nacque a Linguaglossa nel 1865 e morì nel paese da lui tanto amato nel 1948. E’ stato per tutti i mastri bottari il Maestro. Il Piano S. Caterina par di vederlo ancora ricco di botti monumentali, che servivano non solo per la produzione locale, ma anche per la provincia etnea e per le zone sicule di maggiore produzione vinicola. A Vittoria, per esempio, le botti dell’artigianato linguaglossese erano di casa, specie quelle di Don Giosuè, capo riconosciuto dei bottari etnei.

GANGERI,  VIA  LIO

Sue opere di squisita fattura si conservano nella Chiesa del Calvario: L’Addolorata e Il Cristo Morto. Opere del 1875.

GARAFFA,  PIAZZA  ANTONINO

Nativo di Palermo, il maestro di musica e compositore diresse a Linguaglossa il rinomato corpo musicale del 1890 al 1912: ventidue anni di intensa passione per i linguaglossesi che stravedevano per la loro banda. La bella musica, di cui Garaffa fu geniale interprete, ha costituito sempre per i valligiani un grande amore. Il busto eretto al maestro il 21 settembre 1958 a cura dell’Amministrazione comunale presieduta dal sindaco Dott. Pietro Boemi simboleggia, oltre che il ricordo per l’indimenticabile maestro, la devozione dei linguaglossesi per la melodie classiche.

GARGANO,  VICO  COSMO

Giurato del 1634, anno del Riscatto.

GARIBALDI,  VIA  GIUSEPPE 

(Nizza marittima 1807 - Caprera 1882) - Il nome di Garibaldi è intimamente legato alla storia del Risorgimento italiano e praticamente alla leggendaria impresa dei mille che portò da Quarto a Marsala le sue camicie rosse. I libri di storia esaltano la figura dell’eroe anche se la rivisitazione dell’impresa in Sicilia ha scoperto non poche nefandezze dei picciotti a danno delle nostre comunità. I fatti di Bronte, che videro il garibaldino Nino Bixio accanirsi contro gli abitanti della cittadina etnea, non sono certo una pagina di gloriose imprese! Se l’unità d’Italia attorno ai Savoia fu una conquista storica contro la sopraffazione straniera e se fu un merito l’annessione della Sicilia al resto dell’Italia, il contributo garibaldino non può dirsi certamente trascurabile.

GELSO,  VIA  DEL

Il gelso, pianta madre dell’industria serica, quasi scomparso nelle nostre contrade, era già presente nella vecchia toponomastica. Ristabilirne il ricordo appare assai opportuno.

GENTILE,  VIA  GIOVANNI

Nacque a Castelvetrano il 30 Maggio 1875 e morì a Firenze nel 1944. Fu professore di Filosofia all’Università di Roma, Direttore della Scuola Normale di Pisa, Direttore scientifico dell’Enciclopedia Italiana, e, nell’ultimo anno di vita, Presidente dell’Accademia d’Italia. Fondatore dell’idealismo attuale, dette un’impronta decisiva alla vita culturale italiana. La riforma scolastica da lui elaborata come Ministro della Pubblica Istruzione (1922-’24) resta l’ultimo felice tentativo di dare alla scuola italiana una struttura organica; praticamente lontano dalla vita attiva fino dal 1929, il 24 Giugno 1943 in un discorso al Campidoglio fece appello all’unità degli Italiani; avendo aderito alla Repubblica Sociale fu ucciso per opera dei Gap.

GERMANA,  VICO  DELLA

Germana è la segala la cui coltura in passato era molto diffusa.

GERMANIERA,  VICO

Due  secoli  fa,  ed  esattamente  nel  1757,  come  risulta  dai  Libri  di  Esito   della  Chiesa dei Santi Antonio e Vito, si spendevano 11 onze per la costruzione di un bastione dalfinato nella Cirmaniera per non passare più l’acqua innanzi la sudetta Venerabile Chiesa per non vie più rovinarla. Nel 1765 si pagano tarì 15 a M.ro Niccolò Turnaturi e suo genero per aver avanzato il bastione al torrente delle Cirmaniere. Tali note di esito si fanno più frequenti durante il secolo scorso. Nel 1821 si spendono 6 tarì per ristoro del bastione per riparo della acque delle Germaniere, e nel 1825 il Tesoriere della Chiesa si fa esito di onze tre e grani 4 erogati per spese nell’aversi fatto il Fortino alla Gravina per riparare i danni dell’acqua. All’opera di difesa concorrono persino dei privati cittadini, lasciando dei legati da impiegarsi esclusivamente in costruzioni che tengano lontane le acque dal centro abitato; sicché nel 1834 si spendono per il riparo delle acque delle Cirmaniere quattro onze lasciate dal Sac. Don Filippo Vecchio. Nel 1846 Francesco Vecchio Schisano lega la somma di L. 255 per la costruzione di un bastione nel Torrente Lavina. Ma quest’ultimo riparo non impedisce che le acque, qualche anno dopo, non straripino portando gravi danni al territorio e al paese. Ecco infatti il testo di una nota del 1848: Mi faccio esito di onze quattro, tarì sei e grani 17 erogati per spetrare il giardino dietro l’alluvione del Torrente delle Cirmaniere, che inondò tutto il giardino, e lo ridusse un mucchio di pietre e si impiegarono n. 24 uomini e n. 31 femmine e il rimanente deve spetrarsi l’anno venturo, con n. 4 maestri per rinnovare il muro trasportato dall’acqua.  L’anno dopo si rinforzano i ripari e nel 1851 perché pericolava la città si spendono altre due onze prelevandole dal legato del Sac. Filippo Vecchio. Nel 1854 un’alluvione spiana il bastione della Lavina. Nel 1864 in un’altra nota di esito si fa riferimento ai legati e alla loro entità: A 1 Dicembre mi faccio esito di onze otto e tarì ventiquattro pagati al Sac. Don Vincenzo Di Francesco Cassiere dei legati per lo sbocco d’acqua della Lavina pagati per anni undeci. Ma la più recente e forse la più dannosa delle inondazioni fu quella dei giorni 7 e 8 Novembre del 1889. Dalla relazione dell’Ispettore Malvezzi, conservata nell’archivio del Comune, risulta come il Torrente Lavina distruggesse in quell’occasione numerose case e causasse persino qualche vittima. Le acque, straripando da ben quattro sponde rotte sulla sinistra del Torrente, penetrarono nel centro abitato dalla parte del Quartiere Carmine, trasportando una grande quantità di materiali alluvionali. Il volume delle acque raggiunto in quel doloroso evento fu calcolato in 104,68 mc. al secondo.

GESÙ  E  MARIA,  SCALE  DI

E’ intitolata a ricordo della Chiesa Gesù e Maria, il tratto che si apre a fianco dell’antico tempio.

GINESTRE,  VICO  DELLE

La ginestra costituisce il sottobosco della foresta di Linguaglossa, ma prospera anche, speranza dei contadini dell’Etna sulle sciare che si stendono per le pendici del Vulcano; con la ginestra il deserto inizia il suo nuovo ciclo di vegetazione.

GIOVANNI  DA  LENTINI,  VIA

Dopo il tradimento di Ruggero di Lauria, la terra di Linguaglossa  passa sotto la baronia di Giovanni da Lentini, il quale è feudatario dal 1297 al 1304.

GORIZIA,  VIA

Città della Venezia Giulia sulla sinistra dell’Isonzo, capoluogo della provincia omonima. Dopo la dominazione veneziana (1508) cadde sotto gli Asburgo che la tennero sino al 1916. Fu liberata dalle nostre truppe il 7 novembre 1918.

GOTTARDO,  VICO  PRINCIPE

Il gentiluomo piacentino, che aiutava il nostro Santo a vivere, merita di essere ricordato.

GRASSO,  VIA EMANUELE

Pittore. Lavora soprattutto nella Chiesa di Sant’Egidio, con due opere: San Vincenzo Ferreri e Martirio di Santo Erasmo del 1848.

GRAVINA,  VICO

Si veda la descrizione di Vico Germaniera.

GRECO,  VIA GIUSEPPE

Giuseppe Carmelo Greco nacque a Linguaglossa il 17 Febbraio 1847 da Francesco e da Angela Ardizzone. Non ancora ventenne abbandonò gli studi e corse volontario all’appello della Patria, combattendo nella Terza Guerra di Indipendenza. Seguì per molti anni Garibaldi e si fece banditore della nobilissima idea repubblicana del Mazzini, col quale visse in consuetudine di vita. Ritornato a Linguaglossa vi fondò una Banca  popolare e partecipò alla vita amministrativa del paese e fu consigliere e assessore comunale. Morì a Linguaglossa il 21 Luglio 1901. La sua vita è sintetizzata nelle parole con le quali il Sindaco Antonino Petrone dava l’estremo vale “all’antico soldato garibaldino del 1866 nel Trentino, del 1867 a Mentana e del 1870-71 nella campagna di Francia; al Segretario particolare di Mazzini, di cui, sino alla morte, con convinzione piena e costante, aveva seguito principio e bandiera, a Colui che aveva consacrato vita ed averi agli alti ideali della Patria, subendo processi e lunghi mesi di prigionia”. I funerali del Greco furono celebrati a  spese del Comune e furono stanziate delle somme per l’erezione di un monumento marmoreo che perpetuasse, presso i posteri, la memoria del grande patriota e cittadino. Sulla tomba del quale fu posta la seguente epigrafe: Giuseppe Greco / singolare esempio di probità politica / sostenne apertamente / con l’opera e con gli scritti / la sua fede / contro tutte le ipocrisie/ di trafficate coscienze.

GULLO,  VIA ANTONINO

Emigrò giovanissimo negli Stati Uniti. Quì, dedicatosi ai lavori più umili non potè frequentare regolari corsi di studio; ma riuscì ugualmente a farsi un’istruzione, da autodidatta, frequentando le biblioteche pubbliche. Dimostrando notevoli capacità imprenditoriali, raggiunse ben presto una florida situazione economica e dedicò gran parte delle sue fortune alla realizzazione di un campus e di una biblioteca in California. Ma non dimenticò il suo paese d’origine. Nel 1956 tornò a Linguaglossa e prese accordi con le autorità scolastiche e comunali per istituire in paese una biblioteca. Il Comune mise a disposizione i locali, il Gullo una somma di 10 milioni di lire; fu fondata così, nel 1958, la Biblioteca Popolare “A. Gullo”. La Biblioteca oggi diventata comunale possiede un patrimonio di circa 12.000 volumi.
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