DESCRIZIONE ANALITICA DEI TOPONIMI

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TARASCONA,  VICO ANTONINO 

In un vecchio documento del 1669, scritto dal notaio Tarascona, si trova ancora il racconto della terribile eruzione del 1566 e dell’evento miracoloso. Il documento in latino è stato pubblicato dal Ragonesi nella sua opera Vita di Sant’Egidio.

TEATRO,  VIA DEL

Il nostro piccolo Massimo venne inaugurato il 25 Agosto 1886. Linguaglossa dopo anni di attesa aveva il suo teatro. La banda musicale comunale diretta dal M° Antonino Garaffa, in grande uniforme, seguita da tutto il paese, come in processione si portò dalla Piazza Matrice, dove aveva tenuto un concerto, alla Piazza  Annunziata  dove  era l’ingresso. La vita del teatro fu purtroppo molto breve, la  notte  fra  il  9  e il 10 1943 venne completamente distrutto da un furioso incendio.

TELEFERICA,  VIA  DELLA

Costruita dopo la prima guerra mondiale, l’opera gigantesca fu vandalicamente distrutta da ignoti. Da quegli ignoti che più tardi incendieranno un terzo della pineta. La seguente corrispondenza da Linguaglossa, apparsa sul Corriere di Sicilia, a parte certi inevitabili passaggi retorici del tempo, ci dà un quadro sufficentemente completo delle aspirazioni e delle speranze del nostro paese all’indomani della superba realizzazione: 18 settembre. Una calca di popolo ha oggi assistito alla benedizione che Mons. Raiti, Vescovo di Trapani, ha voluto spontaneamente impartire alla teleferica. Linguaglossa, e per essa la vigile amministrazione del tempo presieduta dal Comm. Castrogiovanni, fu la prima fra tutte le amministrazioni dei Comuni del Regno, e la privilegiata, fra i tre soli Comuni che ne poterono usufruire, che seppe cogliere e sfruttare i vantaggi offerti alla nazione dalla provvida legge Pantano. La ferrea volontà di pochi ha potuto trionfare finalmente su tutti gli ostacoli che pervicacia di uomini e impossibilità di cose frapponevano alla realizzazione del grandioso progetto e la teleferica di Linguaglossa, la più importanti fra quelle esistenti in Italia, è un fatto compiuto. Ogni cinque minuti dal lontano e inaccessibile Ragabo, dopo un percorso in linea d’aria di oltre otto chilometri, al di sopra delle anfrattuosità e delle asprezze delle sciare, che non hanno mai consentito il tragitto senza reclamare largo tributo di materia viva e palpitante, senza olocausto di sangue e di carne dolorante, giunge alla stazione della Circumetnea un blocco, un enorme blocco di legname, dei secolari pini che si distruggono lentamente, ma inesorabilmente nel tempo. La regolarità del meccanismo, la inappuntabilità del funzionamento, la precisione dei congegni, la semplicità dei dettagli, il fervore e l’entusiasmo dei servizi imprimono all’enorme macchina il ritmo regolare del genio. Piegano riverenti il capo gli entusiasti di ieri, e gli avversari di ogni tempo cedono alla realtà ed all’evidenza delle cose, appena uno spiraglio di luce rischiari le menti retrograde ed ottenebrate. Al glorioso vegliardo On. Pantano, al Comm. Castrogiovanni, a Sergio Marchi, Paolo Antonini e Mario Carobelli, che onorano la scienza italiana, giunga col rito semplice della gratitudine, la benedizione del popolo di Linguaglossa che vede schiudersi una nuova era al suo avvenire. Ma le menti retrograde ed ottenebrate, gli ignoti, non si diedero pace. Sino  a  quando  il primo aereo pilone non cadde incenerito; e dopo il primo tutti gli altri. La traccia della teleferica rimase per anni come una ferita aperta sulla distesa verde della Pineta.

TEMPIO,  LARGO DOMENICO

Poeta, nato a Catania il 22 Agosto 1750, ivi morto il 4 Febbraio 1821. Il suo genio di poeta plebeo e spregiudicato, lo portò verso il dialetto, del quale si servì per quasi tutte le sue opere. Scrisse opere drammatiche, come Gli Amanti delusi, La scerra di li Numi, La disgrazia di la pila e continuò con poemetti e canzonette. Tra i poemetti ricordiamo La Caristia,in strofe di settenari, Lu veru piaciri, in ottave, che sono le sue cose migliori; poi La maldicenza sconfitta, Lu mastru Staci, La pulici, La minata de li Dei,componimenti osceni vivacissimi. Pronto alla satira e più ancora alla caricatura, lasciò epigrammi che divennero popolari.

TERRAMICELI,  VIA  

Terramiceli è il nome di una contrada nei pressi della Catena. Il toponimo è molto antico; in  una nota dei Registri d’ Introito della Cappella delle Anime Sante, sotto l’anno 1698 si legge: Alessandro Correnti depositò in poter di me suddetto Thesorero di vecchio tarì venticinque, disse depositarli in conto della bolla che paga a detta Congregazione Filippo Vecchio sopra una vigna alla contrada di Terramiceli. Donde Terramiceli? Forse da un latino Terra Machaelis, cioè Terra di Michele. Ma  Miceli è cognome noto nella nostra zona.

TERRITTA BIANCA,  VIA

E’ il nome della contrada attraversata dalla vecchia linea F.C.E. oggi in via di trasformazione in strada provinciale di collegamento con Castiglione di Sicilia.

TRAPANI,  VICO 

Capoluogo di provincia della Sicilia, centro commerciale e industriale e attivo porto. Di antica origine, sorse come porto di Erice: fu importante base navale durante le guerre puniche e fu conquistata dai romani nel 241 a. C. Dal Medioevo ai nostri giorni ha seguito le sorti dell’isola. Fu bombardata nel 1943. Costituita da una parte antica (Città Vecchia) e da una moderna (Città Nuova), conserva pregevoli monumenti quali il Santuario dell’Annunciata (XIV sec., rimaneggiato nel XVIII) con un prezioso arco del Gagini, una bella cancellata e una pregevole statua trecentesca; le chiese di Santa Maria di Gesù(XV sec.) con una pregevole terracotta robbiana, di San Domenicocon affreschi trecenteschi; la Chiesa del Collegio (XVII sec.) con un bassorilievo marmoreo di I. Marabitti (1766); la Cattedrale (XVII sec.); la Chiesa di Sant’Agostino(XIV sec., poi restaurata); e, fra i palazzi, quelli del Municipio, del Riccio (danneggiato nella II Guerra Mondiale) e la Casa Ciambra, caratteristica costruzione del XV sec., sorta nel quartiere israelitico della città. Interessanti sono il Museo Nazionale Pepoli comprendente raccolte di archeologia, scultura, pittura e arti minori e la Biblioteca Fardelliana.

TRENTO,  VIA 

Città della Venezia Tridentina, capoluogo della regione e della provincia omonima sulla sinistra dell’Adige. Faceva parte della terre irredente perchè appartenne all’Austria per  circa un secolo. Fu liberata durante il conflitto 1915 - 18.

TRIESTE,  VIA

Città della Venezia Giulia, capoluogo della regione della provincia omonima, ai piedi del Carso. Il suo porto è tra i più importanti d’Italia. Faceva parte delle terre irredente. Fu solo dopo il conflitto mondiale 1915 - 18 che la città, abbattuto il dominio austriaco, potè essere annessa all’Italia. Dopo il secondo conflitto mondiale Trieste fu al centro di una gravissima contesa tra l’Italia e la Jugoslavia. La controversia si concluse nel 1954 con il riconoscimento della sua italianità.

TURRISI,  VIA GIUSEPPE

Si veda la descrizione di  Via Gioacchino Cirolli.


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